Studi di filologia e letteratura classica e cristiana
ANTONIO PIRAS (a cura)
"Come in una fiscella, il volume raccoglie nove studi di filologia e letteratura classica e cristiana.
A dispetto di radicate precomprensioni ideologiche, la letteratura greco-latina, tanto classica quanto cristiana, costituisce uno spazio unico e sostanzialmente omogeneo, in cui, attraverso le medesime categorie culturali, si esprimono molteplici sensibilità e prendono forma le più varie esperienze spirituali con continue e reciproche interferenze, al punto che è lecito affermare che non si può essere cristianisti senza essere anche classicisti e, per converso, non si può essere classicisti ignorando completamente la filologia dei testi cristiani"
Alessandro CAPONE, Deos non colitis: note critiche a Tert. apol. 10)
Giovanni LAUDIZI, La Medea cunctans di Epigr. Bob. 53 Sp.
(= Ps. Auson. 21 p. 429 Peip.)
Simone MELI, Una difficoltà interpretativa nel testo di Plin. nat. 2,59 sulla levata mattutina dei pianeti
Luca MELIS, Tra ἔρως e αἰδώς: la psicologia di Nausicaa nell’Odissea
Claudio MICAELLI, Il Liber epigrammatum e gli sviluppi dell’agostinismo di Prospero di Aquitania
Stefano NOVELLI, Il canto della paura e del dolore: osservazioni metriche e critico-testuali al primo stasimo dei Sette contro Tebe
Alessandra PALLA, Il testo e le glosse. La Γαλήνη di Andromaco nel Laurentianus plut. 74.5
Antonio PIRAS, Il Liber hymnorum di Ilario di Poitiers: le ragioni di un’impresa fallita
Sabina TUZZO, La vera gioia (Sen. epist. 59)
ANTONIO PIRAS è professore ordinario di Filologia classica e tardoantica presso la Facoltà di studi umanistici dell’Università di Cagliari. I suoi interessi di carattere essenzialmente filologico si estendono alla storia del cristianesimo e all’agiografia. Tra le sue pubblicazioni: Storia della letteratura patristica (Cagliari 2013), Manuale di Gotico. Avviamento alla lettura della versione gotica del Nuovo Testamento (Roma 2007 - Cagliari 2014). Con l'editore Metis ha pubblicato il testo critico M.T. Cicerone,Il sogno di Scipione
(Q.S. Elena 2021).
A cura di C. COCCO, D. DE GIANNI, A. PIRAS (EDD.) A. PIRAS
"A mo’ di amicalis acerra, il presente volume raccoglie 19 contributi di storia e filologia classica, cristiana e medievale, che amici e colleghi di alcuni Atenei e istituzioni statali hanno voluto offrire alla memoria del prof. Natalino Spaccapelo, con l’obiettivo non solo di commemorare la figura di uno studioso fecondo e poliedrico, ma soprattutto di tenerne viva l’eredità spirituale, stimolando la ricerca, favorendo la collaborazione tra studiosi e il dialogo dei saperi, comunicando infine la tensione etica che è intrinseca a ogni vera attività intellettuale"
NATALINO SPACCAPELO (1939-2012), già professore ordinario
di filosofia teoretica e di teologia sistematica, è stato preside della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna nel sessennio 1994-2000. Studioso dai molteplici interessi, che spaziavano dal pensiero di Bernard J.F. Lonergan alle teorie cognitivistiche di Jean Piaget e all'antropologia filosofica, si dedicò in particolare alla patristica e alle antichità cristiane, promuovendo importanti ricerche sulla Sardegna paleocristiana e tardoantica.
Indice del volume
5 Presentazione
9 Premessa dell’Editore
13 Danila Artizzu, Mara Damiani, Enrico Dirminti, Gianluigi Marras, Dal segno all’identità: evocare i luoghi, condividere un progetto
67 Donato De Gianni, Annotazioni critiche ed esegetiche su Ps. Tert. carm. adv. Marc. 3,272-302
85 Fanny Del Chicca, Un emendamento troppo attrattivo e le sue conseguenze sull’interpretazione delle relationes 6 e 9 di Simmaco
101 Daniele Dessì, Gregorio di Elvira e il suo coinvolgimento nello scisma luciferiano
133 Maria Luisa Fele, Conuersatio – conuersio (per l’interpretazione di Iordanes, Rom. 3)
141 Piergiorgio Floris, Alcuni aspetti della vita familiare nella Sarde- gna tardoantica (iv-vi sec. d.C.)
159 Rossana Martorelli, Aspetti di vita della prima comunità cristia- na in Sardegna dal III al VI secolo d.C.
197 Giampaolo Mele, Exsultet celum laudibus | Resultent Pise plausibus. Inni e altri canti liturgici inediti per Efisio e Potito a Pisa, sec. XIV. Ufficio ritmico e proprium missæ
209 Simone Meli, Triangulo solis radio. I raggi del Sole e il moto planetario in Plin. nat. 2,69-71
233 Marco Muresu, La Sardegna giustinianea: status quaestionis e nuove interpretazioni
265 Michele Orrù, Nota sui Vandali e la Sardegna
269 Alessandra Palla, Andromaco, Γαλήνη 133. Una variante da riesumare
279 Roberto Palla, Gli epigrammi Εἰς Βάσσον di Gregorio Nazianzeno
289 Antonio Piras, Hibera excetra in Hier. c. Lucif. 15
311 Cesarino Ruini, L’innario del codice Regg. C-408 della Biblioteca municipale “Panizzi” di Reggio Emilia
329 Matteo Vinti, La coscienza erronea nella teologia bassomedievale (xii-xiii secolo)
363 Enrico Zuddas, Quae tamen utinam uitia mansissent! Il giudizio degli storici antichi su Costante
385 Indici a cura di Luca Melis
Il mistero della chiesa di San Serafino.
Storia di una ricerca
di MASSIMO ATZORI
"In fin dei conti, ciò che avevo osservato e studiato durante la mia indagine erano soltanto delle ‘increspature’ sulla superficie dell’acqua, semplici onde concentriche che, osservate nel modo giusto, mi avevano guidato a recuperare un piccolo scrigno di pietra, un’esile pietra, un ‘Lapis exilis’ appunto, che era stato gettato nello stagno della storia della Sardegna quasi settecento anni prima: la chiesa di San Serafino di Ghilarza"
Sconcertante, misterioso, imprevedibile, Lapis Exilis è soprattutto la storia di una ricerca, un vero e proprio ‘giallo storico’ che prende avvio da alcune incredibili incongruenze riguardanti la piccola chiesa campestre di San Serafino, un minuscolo edificio sacro, risalente alla metà del XIV secolo, situato a pochi chilometri da Ghilarza, importante centro agricolo e commerciale della Sardegna centrale in provincia di Oristano. Attraverso un approccio interdisciplinare, condotto con metodo scientifico e con l'ausilio di un notevole apparato iconografico, Lapis Exilis conduce il lettore alla scoperta di una serie affascinante di fatti, ipotesi, interpretazioni, analisi e sorprendenti coincidenze, facendo emergere, passo dopo passo, aspetti sconosciuti e insospettabili della grande epopea che il Giudicato d'Arborea visse sotto Mariano IV e suggerendo al tempo stesso nuove piste di studio sul Medioevo sardo.
AUTORE
MASSIMO ATZORI (1955) è laureato in Storia, Antropologia e Religioni presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università ‘La Sapienza’ di Roma; è socio ordinario dell'Associazione Biblica Italiana (ABI) e scrive per i periodici Rivista Biblica e Rivista di Storia del Cristianesimo. Oltre al Cristianesimo delle origini, che costituisce il suo campo di studi specifici, si occupa anche di Medioevo sardo, di araldica e di genealogia.
Gianluca Busi
"Sostare davanti ad un’icona, o semplicemente a
una sua copia, esercitarsi con pazienza allenando lo
sguardo a coglierne ogni dettaglio e sfumatura, ci introduce
nella meditazione di una “teologia espressa attraverso
il colore”
(GIOVANNI DAMASCENO)
Con questo libro, giunto alla terza edizione, don Gianluca Busi, sacerdote e maestro iconografo, offre un aiuto per uscire dalla palude delle "tante valutazioni superficiali" che in occidente rischiano di trasformare la riscoperta delle icone orientali in poco più di una moda. E non si limita a farlo attraverso una sintesi efficace e originale della teologia, della storia e della spiritualità delle icone: il testo comprende anche un vero e proprio manuale pratico di iconografia, corredato da precisi filmati disponibili gratuitamente sul suo canale Youtube che, destinato in particolare agli iconografi principianti, è estremamente
interessante per qualunque lettore. Se, infatti, la scrittura stessa dell'icona è preghiera, tale opera di "contemplazione in azione" non può essere dissociata dal suo frutto, la splendente "finestra aperta sull'eternità" che è posta nelle nostre mani e si dona al nostro sguardo perché la preghiera persista e non abbia a spegnersi, mai.
Don GIANLUCA BUSI sacerdote e iconografo, è attualmente parroco a Marzabotto. Tiene corsi di icone come docente in Italia e all'estero e divulga attraverso conferenze pubbliche e online la spiritualità delle icone e dell'arte sacra. Ha dipinto circa 300 icone, la maggior parte per luoghi di culto, in Italia e all'estero. Ha pubblicato: Il segno di Giona, Dehoniana libri, Bologna 2011, 2. edizione ampliata Visible/Invisible, Kolomenskaija Versta, St. Petersburg 2013; Luce del tuo volto, Dehoniana libri 2014; Superiori agli angeli, Pendragon, Bologna 2020; Cieli aperti/open Skies, Pendragon, Bologna 2021; Il sito web www.ilsegnodigiona.it, e il canale Youtube "Gianluca Busi" documentano la sua attività.
Daniele Vinci
GUIDA ALLE MNEMOTECNICHE
"FORSE è proprio questo il ‘miracolo’ dell’Arte della Memoria: non solo imparare strategie mnemoniche efficaci che aiutino nello studio e nelle questioni pratiche, ma soprattutto stabilire un nuovo rapporto con la propria
memoria o, detto in modo più preciso, stabilire un nuovo rapporto con se stessi"
Che cos'è l'arte della memoria? Cosa sono le mnemotecniche? Perché è così importante avere cura della propria memoria, non solo per lo studio, il lavoro è la vita quotidiana, ma anche e soprattutto per riscoprirne il senso più profondo e personale? Questo testo, nato dall'esperienza condivisa dei laboratori della memoria, offre un percorso che, passo dopo passo, guida attraverso questa strana arte antica e sempre nuova. Le pagine sono arricchite da numerose immagini che illustrano il testo e allo stesso tempo stimolano la memoria visiva agevolandone il ricordo. Nella seconda parte l'ampia antologia di testi, introdotti e commentati, mette a disposizione alcune gemme del tesoro della memoria: si inizia con l`Antichità e passando per il Medioevo, si arriva al Rinascimento e alla Modernità. Chiude il libro una rassegna bibliografica ragionata.
AUTORE
Paolo Benito Serra
GLI EDIFICI DI CULTO INTITOLATI ALL`ARCANGELO MICHELE
Il culto per Michele, intermediario privilegiato tra gli uomini e l`Eterno, menzionato nella Bibbia insieme a Gabriele e Raffaele, è di origine prettamente orientale. Nel 313 l`imperatore Costantino I, fervente devoto dell`Arcangelo archistrategos dell`esercito Celeste nelle battaglie contro Satana e gli angeli ribelli, gli aveva dedicato il Michaelion, il grandioso santuario già costruito Costantinopoli in onore della dea Vesta.
Il culto per Michele si diffuse rapidamente in età tarda antica dalla Palestina all`Asia Minore, all`Egitto e alla Siria. Nell`età d`oro del regno di Giustiniano la venerazione per Michele e per Gabriele si era propagata dall`Asia Minore in Occidente soprattutto.
In Sardegna il culto per San Michele conobbe una vasta diffusione in età medievale quando furono costruiti e consacrati all`Arcangelo numerose edifici chiesastici talvolta annessi a complessi monastici. Molti di questi edifici sossero in area apparentemente isolate solitarie ma che, in realtà, svolgevano un`importante ruolo di snodo per i pellegrini dell`Angelo e per le greggi in transumanza.
Matteo Vinti
Dottrina e immagini dell'amore in Dante
Il cammino di Dante attraverso i gironi infernali e le cornici del Purgatorio rappresenta la possibilità di pervenire alla purificazione, alla perfezione e alla pienezza dell’amore. L’amore è infatti «sementa in voi d’ogne virtute e d’ogne operazion che merta pe-ne» (Pg. xvii 104-105).
«Tutti li miei pensier parlan d’amore »: così il giovanissimo Dante scriveva in uno dei primi componimenti, confluito nella Vita nuova. Parole, queste, quasi profetiche dello sviluppo futuro della sua opera. In occasione dei 700 anni dalla morte di Dan-te, le presenti pagine propongono un’ipotesi esplicativa su alcuni aspetti della dottrina dell’amore nell’opera dantesca, con partico-lare riguardo alla Commedia. Nel poema, l’a-more è il ‘tema centrale’: cosi centrale da costituire l’argomento della lezione tenuta da Virgilio in Purgatorio xvii, il canto centra-le della Commedia. Da tale centro, il tema amoroso si riverbera avanti e indietro: nel canto di Francesca e Paolo (Inferno v); nei canti di Stazio (Purgatorio xxi-xxii); nell’in-contro con Beatrice nell’Eden (Purgatorio XXX-XXXI).
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